Parliamo di Emozioni della Mente

L'autrice è una appassionata di psicologia clinica e di buon senso.....ricerca l'intelligenza come stile di vita.

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giovedì 24 dicembre 2015




Caro Babbo Natale . . .

ti scrivo una letterina affinché tu possa dimenticarti di me, e non affliggermi più con la tua venuta, poiché le mie richieste metteranno duramente alla prova le tue capacità …

Ti chiedo, se ne hai la possibilità, di darmi la forza e il coraggio di NON perdonare le persone che mi hanno dato dolore e che mi fanno tuttora soffrire.

Dammi il coraggio e la forza di NON dire quello che penso, perché in questo mondo di ipocriti mi faccio solo nemici.

Mio caro Babbo, se tu mi dessi queste due possibilità la mia vita sarebbe certamente migliore … ho imparato che la sincerità, il perdono, la disponibilità prima o poi si pagano ed il prezzo diventa sempre più salato, a mano a mano che gli anni passano.

Sarà che sto invecchiando, ma non sopporto più il buonismo, la falsità e soprattutto gli  ipocriti che si riempiono la bocca di "belle frasi" del tipo : " il Natale è la festa della famiglia", dell’ Unità familiare", del "perdono", della "riscoperta dei valori", delle "riflessioni sull’amore per gli altri" etc. etc., bene, a questi "signori" voglio dare il consiglio di scegliersi uno spigolo, uno qualsiasi della casa ... e di picchiarci più volte la testa ... perché sarebbe inutile parlarci, la loro testa è così "piena" di se stessi che le mie parole soffrirebbero di solitudine.

Caro Babbo, un’ultima richiesta : non lasciare che io possa provare invidia per i matti… spero tu capisca  il motivo …

Grazie!...  e naturalmente, Buon Natale a tutti!
 
Maria Tinto

 


mercoledì 9 dicembre 2015










Ci sono uomini... storie di umana follia. Alla figlia mai venuta al mondo


di Maria Tinto * 

Mio sospiro, 
ti scrivo perché non sei mai nata; perché resti quel sogno di vita diversa, a cui non ho messo le scarpe per correre lungo i prati della mia anima. 

Oggi saresti una donna; una scelta coraggiosa quella di essere donna e di combattere gli stereotipi che ogni giorno circondano il nostro tempo. 

Essere donna, oggi, vuol dire fare i conti con le sfaccettature più profonde di una società che si trasforma velocemente, e che non si riconosce più in nessuna ideologia, in nessun progetto civile, in nessun focolare. 

Gli uomini sono fragili le donne sono forti … stereotipi di comodo che vengono tirati fuori quando serve, indistintamente dagli uomini quanto dalle donne, che non fanno altro che confondere e distogliere l’attenzione da una diversità sempre più evidente e fragile. 

Le donne combattono, impugnano armi, si fanno saltare in aria, abbracciano i figli, indossano sai, piangono per amore, credono nel destino,ridono per cose futili, aspettano, hanno pazienza e amano. 

Sì, noi donne amiamo anche quando dovremmo odiare, e perdoniamo anche quando dovremmo condannare. 

Questa non vuole essere un’apologia della donna, perché ci sono anche donne crudeli che non sanno amare, che rifiutano gli abbracci e sono fredde,anestetizzate alle emozioni, intrise di narcisismo femminile, e che pur essendo mamme non hanno la capacità di essere madri
Sono proprio queste donne, che attraverso la loro glaciale maternità, creano gran parte degli uomini incapaci di amare, rancorosi e misogini. 

L’ostilità psicologica che molti uomini provano verso le donne , spesso nasce proprio da rapporti distorti e malsani con un femminile materno, che non è stato capace di insegnare l’amore e la reciproca accoglienza. 

Quando un bambino si sente non accolto, non ospitato dal grembo materno con gioia e dedizione, svilupperà negli anni una reazione avversiva nei confronti di noi donne, cercherà donne da cui farsi amare in maniera totale ma a cui non si donerà mai. 

Ci sono uomini . . . che anche quando fanno l’amore non riescono a concedersi, che non sono capaci di abbandonarsi al piacere di donarsi all’ intimità totale di una donna.

Ci sono uomini che risolvono il problema della loro  carenza affettiva convincendosi che la cosa migliore è essere perfetti, e questo è un bel problema, perché se sei perfetto non ti puoi relazionare, perché l’amore è imperfezione, non a caso si dice “Mi piaci per i tuoi pregi, ti amo per i tuoi difetti”.

Ci sono uomini che non riescono ad instaurare una relazione alla pari con una donna, cercano di sottometterla e di assoggettarla al loro volere, facendo passare le loro assurde richieste attraverso la mistificazione amorosa.

Ci sono uomini che cercano di distruggerci, di eliminarci, di farci morire dentro, sgretolando la nostra personalità, isolandoci dai nostri cari, dai nostri amici, in un gioco al massacro il cui campo di battaglia diventa la casa, la nostra prigione.

Ci sono uomini che ci odiano e ci sono uomini che non ci capiranno mai.

Ci sono uomini-delinquenti che ci usano per riconoscersi in qualcosa e che usano la violenza come surrogato di mascolinità che non sentono di avere, poiché per quasi la totalità degli uomini, sentirsi un “maschio” ha il primato sulla qualità di essere un uomo, purtroppo.

Ci sono uomini che anche quando ci amano si danno dei limiti, che in modo analitico  misurano il tempo che ci stanno dedicando .

Ci sono uomini che ci insultano con il loro disprezzo attraverso inopportuni e sgraditi paragoni , che cercano di umiliarci con ostentata saccenza, con i loro infiniti silenzi, e che cercano di farci sentire in colpa per tutto.

Ci sono uomini che usano il nostro corpo, disprezzandone la forza generatrice e la leggiadria che da esso promana.

Ci sono uomini che non sanno perdere, e si mascherano da principi azzurri come a carnevale, pronti a sfoderare la spada dell’odio appena comprendono che ci stanno perdendo.

Ci sono uomini che ci ammazzano davanti ai nostri figli, che prima ci fanno l’amore e poi ci pugnalano, uomini cattivi, crudeli, bestie feroci travestite da signori, bruti a cui avevamo donato l’anima.

Ci sono uomini che ci uccidono e poi ammazzano anche i nostri figli, perché vogliono cancellare tutto quello che da noi è generato.

Tutto questo è il frutto di una società maschilista?...

Non mi piace pensare allo stereotipo della società maschilista, perché questo spauracchio del maschilismo è tuttora ancora troppo usato e abusato, è più giusto parlare di una società dove vince il più forte, dove il più debole soccombe se non ha i mezzi adeguati per difendersi.

E’ per questo che io dico che bisogna dotare le donne di strumenti per fronteggiare il pericolo.

E’ per questo che le donne devono cominciare a riconoscere i prodromi di una relazione pericolosa, ci sono segnali chiari, inequivocabili, che le donne non vedono o non vogliono vedere.

Bendarsi gli occhi dinnanzi ad uno schiaffo, turarsi le orecchie di fronte al disprezzo verbale, girare lo sguardo davanti a gesti di spregio, con la “speranza” che si sia trattato di un episodio, con l’illusione che domani sarà diverso, è un gravissimo errore, perché domani sarà sempre peggio e allo schiaffo seguirà la coltellata, alla denigrazione verbale seguiranno le parolacce, in una degradazione spesso dall’esito infausto per noi donne.

Senza contare il male che facciamo ai nostri figli, vittime innocenti  che assistono inermi alle violenze.

 Ma, voglio anche dirti che ci sono uomini che ci amano, che ci sanno donare il sapore della felicità, che sanno accogliere il nostro ventre nel loro abbraccio e ci sanno riscaldare.

Ci sono uomini che ci apprezzano, che ci guardano e ci vedono per quello che siamo, per quello che sappiamo e possiamo dare, che riescono a risvegliare il nostro archetipo femminile, facendo esplodere il vulcano che abbiamo nel cuore.

Ecco,questo è l’uomo che mi piacerebbe che tu avessi incontrato.

Ti scrivo perché non sei venuta al mondo, e per te avevo sognato un mondo diverso, un mondo puro dove gli uomini e le donne potessero guardarsi negli occhi senza avere paura.

Si, senza la paura di volersi bene e di volersi amare, di prendersi per mano e sollevare insieme i fardelli della vita e gioire della nascita di un fiore.

Senza la paura di essere fragili, imperfetti, sottili, curvi, inermi di fronte ai fulmini e ai tuoni.

Senza la paura di sognare e di svegliarsi insieme.

Dormi respiro mio,

a te che non sei venuta al mondo, per aprire gli occhi sotto questo cielo e colorarlo di rosa, a te, va il pensiero mio.

* Psicologa Clinica – Consulente Sessuale

venerdì 4 settembre 2015






 
 
 
 
Invidia :  come difendersi

 

Con l’invidia bisogna farci i conti prima o poi, perché è una delle afflizioni dell’indole umana che si incontrano più spesso di quanto si possa immaginare.

Colui o colei che prova invidia, nasconde sempre un senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione, impotenza, odio e rabbia per il successo di un altro.

Spesso l’invidioso/a si occulta dietro una manifestazione di esagerata gentilezza e lode sproporzionata, ostentandola proprio verso colui o colei al quale è diretta la propria invidia.

Per cui fai attenzione a coloro che ti elogiano per un niente, specialmente quando le circostanze non lo richiedono. 

Ciò che l'invidioso/a non riesce a capire è che gli effetti dell'invidia, per chI la prova, sono tremendi.

Essa genera una immensa tristezza, infatti l’invidioso/a è destinato/a a vivere nell'infelicità perché non è mai contento/a.

Anche i tratti del suo viso si modificano, prendendo l’espressione dell' avidità e dell’ egoismo, così come lo sguardo, che diviene vuoto come precipitato nel vortice del suo tormento.

E che dire della bocca, sempre pronta ad esibire un sorriso simulato.

L’invidioso non ha occhi che per se stesso e si bea delle disgrazie altrui.

Ha un miserabile senso della vita, che nasconde con ipocrita gioiosità.

E’ un pusillanime che non si guarda allo specchio perché teme il confronto anche con se stesso.

L’invidioso/a è subdolo/a, la sua artiglieria non è mai diretta.

Viene spontaneo domandarsi : quale profondo grado di meschinità può giungere ad albergare nel cuore invidioso?

E se l’inganno, con cui si veste l’invidioso/a, rende doppio il suo cuore, quale volto dare a costui/ei?

L’invidioso/a ha tante maschere, dietro ogni maschera non c’è un volto vero.

Un consiglio?... Quando incontri le maschere, evitale!

Le persone invidiose vanno lasciate andare, ma se proprio non puoi fare a meno di condividere con loro il tuo tempo, allora munisciti di sorrisi e di gentilezza marcatamente esagerata.
 
Sii prodigo/a di elogi a dismisura e offri anche un fiore a coronare la perfidia gratuita che costui/ei ti mostra;
giacché la migliore difesa contro costoro sta nella capacità di rimandare l’attacco indietro, usando la loro stessa artiglieria, e questo è senz’altro un ottimo modo per “uccidere il serpente col suo stesso veleno”.

 
Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa Clinica

 

venerdì 17 luglio 2015




IL CORPO CHE ABITA LA MENTE

 Spesso ci sono malesseri diffusi come il mal di testa, la pesantezza alla schiena, i dolori al collo, un senso di peso al basso ventre accompagnato da bruciore e fastidio nelle parti intime... stanchezza, dolori muscolari, insonnia, disturbi alimentari, problemi che affliggono la pelle, disturbi sessuali, insomma una completa serie di disturbi di difficile spiegazione e diagnosi.
Capita che dopo avere espletato tutti i controlli di rito ed aver escluso cause organiche, si è ancora più confusi e ci si senta anche peggio.
Quando poi non si riesce a trovare una spiegazione plausibile in grado di soddisfare i ragionamenti logici a cui si è abituati, ecco che si comincia a fantasticare su immaginarie  malattie di cui non si conoscono ancora le cause e di cui si sarebbe portatori, perché un destino avverso e sconosciuto ha voluto così.
Ma cos'è che ci disturba al punto da avvertire sul corpo tutta una serie di sintomi, che non hanno una genesi identificabile e che quindi non sono curabili con i farmaci?
Per scoprirlo cominciamo con l’ascoltare il nostro corpo in ogni momento, per “sentire” come sta cambiando mentre le cose della vita ci sommergono.
Ascoltare il corpo vuol dire cominciare a far luce e a vedere cose a cui prima non si era dato il giusto peso, valutare situazioni che non erano state ritenute “importanti”, mettere a fuoco avvenimenti che erano stati scarsamente considerati ,ma che al contrario hanno fatto vibrare le corde “giuste”, scuotendo l’equilibrio psicofisico  al punto da determinare tutti i fastidiosi malesseri che adesso ci affliggono.
Il nostro corpo è testimone del nostro vissuto, nel senso che tutto ciò che ci succede passa attraverso la lente di ingrandimento dei nostri sensi , quelli canonici sono la vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto, per intenderci; anche se non si esclude il cosiddetto sesto senso…prerogativa non più solo femminile ma sempre più appannaggio degli altri generi.
Ne consegue che l’annotazione del processo sensoriale che avviene sul nostro corpo, è una traccia, un solco lungo il quale avviene la semina dei malesseri, quindi non dobbiamo meravigliarci se le risposte che riceviamo non sono sempre positive e gradevoli, specialmente se il corpo ha registrato avvenimento spiacevoli e dolorosi.
Gli stati d’animo che conseguono a fatti sgradevoli, sono tutte incisioni che vengono fatte in maniera del tutto involontaria nel nostro corpo.
La sofferenza, il dolore, la solitudine, la malinconia, l’inquietudine, la rabbia, il rancore, le umiliazioni, le prepotenze, l’ansia sono quei fattori che vanno a costituire tutta una serie di disturbi fisici che all’improvviso esplodono causandoci sofferenze spesso insopportabili.
In che modo possiamo contrastare quest’accumulo di tossine che ci avvelenano e ci tolgono le energie per affrontare in maniera adeguata la nostra vita?
Se riusciamo a prendere coscienza del fatto che i malesseri potrebbero essere dovuti a elementi ascrivibili a quanto considerato, abbiamo già fatto un passo avanti per affrontarli e superarli.
Tenendo presente che il nostro benessere è la risultante di un equilibrio tra mente e corpo, e che per mente non si intende solo il processo del pensiero razionale, il cosiddetto  “ragionare”, bensì quell’insieme di sinergie che si attivano attraverso la percezione e l’emotività, che fanno sì che ciascuno di noi si possa “sentire”  unico nel nostro incedere quotidiano per il mondo.

Dott. Maria Tinto
Psicologa Clinica – Consulente Sessuale



venerdì 3 luglio 2015


“Non mi abbandonare!”

E’ l’ urlo nella notte che anima il nostro desiderio di esistere, di esserci per l’altro.

E’ la voglia di non abitare soltanto questo mondo,  ma di essere parte di tutto ciò che l’altro tocca, anima, vive, sente, attraverso le emozioni vibranti dell’anima.

Se tu ci sei per me allora anche io voglio esserci per te.

Anche io voglio appartenere al tuo mondo, ai tuoi giorni, ai tuoi pensieri, che non sono più solo tuoi ma si mescolano alle mie riflessioni.

Se tu ci sei per me, voglio respirare la tua aria, voglio darti la possibilità di esserci per me, di offrirti a me, perché io possa esserci con te.

“Non mi abbandonare!”

E’ l’urlo del neonato quando col pianto chiama la madre.

"Ho fame ? … Ho caldo?... Ho freddo?... Sono sporco?... Oppure ho semplicemente voglia di un abbraccio, di sentire che il tuo corpo c’è ed è ancora per me, che ancora vuole darmi il tuo calore, vuole concedermi la vita e mi accoglie una volta ancora "...

"Fammi sentire le tue mani mentre con dolcezza accarezzano il mio viso, e si stringono attorno alle mie spalle, dandomi la sicurezza che ce la farò, che potrò camminare anch’io da solo in questo mondo"...

"Non so ancora riconoscere il tuo volto, ma so che quest’odore è il tuo, e questo profumo dolce mi accompagnerà come questa voce , che mi tiene compagnia, mentre sto avventurandomi in uno spazio sconosciuto".

“Non mi abbandonare!”

Dice il pianto del bambino che non vuole essere lasciato all’asilo e rimane ancorato alla sottana della mamma, perché teme di rimanere  in quel posto sconosciuto per un tempo che non sa quantificare, perché non ne conosce ancora la dimensione.

“Non mi abbandonare!”

E’ l’urlo che dagli occhi del ragazzo si allunga sul mondo, quando gli altri non vedono il suo dolore, il suo modo di sentirsi solo.

Se ne sta in disparte e dona i suoi sogni alla disperazione della notte, rinunciando alla luce del mattino.

“Non mi abbandonare!”


E’ il sussurro silenzioso all’amato.

"Non lasciare cadere l’incanto che ci avvolge, resta con me nel desiderio di avere il tuo profumo nei miei occhi.

Se mi abbandoni ed io ti abbandono, tutto il bello di noi svanirà e il tuo sorriso, che oggi mi inebria, sarà confuso dalla memoria spenta.

Voglio cercare il tuo sguardo tra i miei ragionamenti del giorno, e trovarlo a volermi ancora, per raccogliermi nei suoi pensieri".
Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa clinica - Consulente sessuale

domenica 21 giugno 2015





Come associata FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica) ho aderito all'iniziativa della SETTIMANA DEL BENESSERE SESSUALE con consulenze informative gratuite.
Educare alla sessualità oggi è un bisogno in aumento, considerando i disturbi che affliggono un sempre numero di soggetti, sia come singoli individui che nei rapporti di coppia.
La salute di ogni persona non può prescindere da una sessualità che si esprime liberamente e che trova il suo compiersi in un equi...librio psicosomatico.
Sessualità non vuol dire solo sesso, bensì erotismo, piacere, intimità, complicità, tenerezza, conoscenza dell’altro, ovvero quella fonte di piacere e benessere che contribuisce a dare un senso di realizzazione e soddisfazione ad ogni individuo.
La salute sessuale non è semplicemente l’assenza di un disturbo e può essere vissuta e compresa solo attraverso la conoscenza.
Conoscere la propria sessualità contribuisce a fornire la possibilità di poter vivere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza.
Non sempre è facile parlare della propria sessualità, perché bisogna riconoscere che numerosi sono gli elementi che la influenzano, come i fattori sociali, culturali, politici, religiosi, spirituali e sono proprio questi che agiscono mettendo in atto resistenze tali da non permettere il riconoscimento dei propri disturbi nè l’accettazione di aver bisogno di aiuto, per risolvere problemi che rendono la vita insoddisfacente e rapporti di coppia deludenti.
E’ bene sapere che uscire dal buio di una vita sessuale insoddisfacente è possibile, con l’aiuto di esperti con cui poter parlarne liberamente.
L’ iniziativa della Federazione Italiana di Sessuologia va proprio in questa direzione: quella di permettere alle persone di parlare apertamente di sesso.
Associare la parola sessualità alla parola amore non sempre è possibile, ma è bene sapere che quando le due cose si combinano si realizza la massima espressione della sensualità.
L’apoteosi dei sensi!
Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa Clinica & Consulente Sessuale
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martedì 26 maggio 2015

PSI-DUNAMIS: DICO BASTA!Un pensiero alla donna che sta viven...

PSI-DUNAMIS: DICO BASTA!


Un pensiero alla donna che sta viven...
: DICO BASTA! Un pensiero alla donna che sta vivendo una relazione opprimente, vessatoria, violenta, con tratti di fasulla serenità; a q...
DICO BASTA!


Un pensiero alla donna che sta vivendo una relazione opprimente, vessatoria, violenta, con tratti di fasulla serenità;
a questa donna dico : Non aspettare a dire BASTA!
Non indugiare pensando che le cose possano migliorare e che la tua dedizione faccia cambiare quest'uomo.
Nessuno cambia se non lo vuole veramente.
Se l'uomo che ti sta accanto - per modo di dire - è convinto di stare nel giusto, di sentirsi il tuo "padrone", niente e nessuno potrà farlo cambiare e anche se... mostra segni di pentimento (fasullo ), sarà solo per intenerirti , per poi ferirti ancora di più, perchè intanto sarai diventata sempre più fragile e indifesa.
Non perrmettergli di allontanarti dalla tua famiglia d'origine e dagli amici.
Non vergognarti di chiedere aiuto, se hai una madre parlane con lei, se hai un fratello o una sorella rivolgiti a loro ... parlane, non temere il giudizio della tua famiglia nè di alcuno.
Nella vita si fanno tanti errori, scegliere l'uomo sbagliato è quello più ricorrente, non ostinarti a rimanere con quest'uomo pensando di amarlo, l'amore non è MAI un sentimento a senso unico, quello che provi per lui e per te, in questa relazione è altro, adesso sei confusa e pensi che sia amore, ma non lo è.
L'amore si nutre di se stesso.
L'amore si nutre di Amore, di dolcezza , di calore, di carezze, di gioia, di candore.
L'amore è rispetto per sè e per l'altro.
L'amore è dedizione, è fiducia nell'altro, nelle sue possibilità di accrescere questo sentimento.
L'Amore è tutto questo, e tanto altro ancora, ma non è quello che stai vivendo adesso ...giusto?
Allore non aspettare ancora, rivolgiti alle forze dell'ordine.
Se hai figli,non farli vivere nell'inferno della violenza quotidiana.
Tu hai il DOVERE di proteggerli e di tutelarli, per farli crescere sani e psicologicamente liberi da coercizioni che possono generare disagi anche molto gravi.
La violenza non è solo quella fisica, c'è la violenza psicologica fatta di parolacce, di insulti, di denigrazioni, di subdoli gesti di disprezzo che lasciano ferite profonde.
Non permettere che tutto questo venga scritto sulla pelle dei tuoi figli.
Se hai deciso di votarti al sacrificio per l'esaltazione del narcisismo violento di quest'uomo, non trascinare anche i tuoi figli in questa spirale di violenza e di martirio.
Rispetta la tua dignità di DONNA, il tuo ruolo di MADRE, alza la testa e dici BASTA!!
Diciamo BASTA!
Se hai bisogno del mio sostegno, io ci sono.
Maria Tinto

mercoledì 6 maggio 2015


 
I Nessi del cuore ...


 Com’è difficile amarsi, realizzare il sogno che ci ha fatto incontrare.

Quando nei tuoi occhi vedevo la pausa ai miei perché, il rifugio dei miei infiniti desideri e delle tue braccia mi nutrivo.

Il desiderio di restare attraccata al tuo porto era più grande di qualsiasi altra cosa, così come sapere che la voglia di stare insieme era pura frenesia di avere e donare momenti irrinunciabili di amore assoluto.

Forse la magia dell’incontro era proprio nel desiderio di desiderarti, in quella magica atmosfera di attesa che rendeva ancora più esaltante l’avvicinarsi del momento”.

Ogni storia ha la sua magia, la sua scossa, il suo fremito, il suo momento, il suo mistero … ma quando l’amore sopravvive alla dimensione ragionevole della mente allora è il momento di rimodulare la propria storia, per correggere quelle imperfezioni che non permettono di costruire la propria felicità.

Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa Clinica

  © Tutti i contenuti presenti all'interno di questo blog sono proprietà dell'autrice Maria Tinto e sono protetti dalla normativa sul diritto d'autore, non potranno quindi essere pubblicati, riscritti, distribuiti, commercializzati.

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mercoledì 22 aprile 2015

PSI-DUNAMIS: L’inquietudine che attanaglia la mente e che non d...

PSI-DUNAMIS: L’inquietudine che attanaglia la mente e che non d...: L’inquietudine che attanaglia la mente e che non da modo di trovare una dimensione serena per vivere, è spesso il frutto del proprio mod...

L’inquietudine che attanaglia la mente e che non da modo di trovare una dimensione serena per vivere, è spesso il frutto del proprio modo di voler risolvere i problemi.

La soluzione è dentro di sé, cercarla altrove non fa che aumentare il disagio.

E’ importante trovare la chiave giusta, per aprire quella gabbia che giorno dopo giorno si è creata e dalla quale da soli non si riesce più a venirne fuori.

Farsi aiutare a trovare quella chiave che apre la serratura di quella prigione mentale è la cosa migliore da fare, per ricominciare a sorridere e a godere delle gioie della vita.

Dott.ssa Maria Tinto

Psicologa Clinica

lunedì 13 aprile 2015


 
Il vortice ansia

Cosa si intende quando si parla di ansia?
E’ bene distinguere un’ansia cosiddetta “buona”, intesa come una caratteristica esistenziale e un’ansia di tipo patologico : il disturbo d'ansia generalizzato (DAG).
Chi soffre di ansia patologica sa bene di cosa si tratta.
La condiziona patologica ansiosa si verifica ogni qual volta l’inquietudine e il senso di incapacità prendono il sopravvento sullo stato d’animo della persona.

C’è chi sostiene che l’ansia sia un’emozione, ritengo più appropriata considerarla come la risposta ad uno stato emotivo.

In questa sede non si vuole definire l’ansia dal punto di vista etiopatogenico, ovvero fare l'analisi del processo di insorgenza e del suo sviluppo, con particolare attenzione alle sue cause, bensì considerarne la portata inficiante sugli aspetti salienti della vita di chi ne soffre.

Spesso questo tipo di ansia definita patologica, si manifesta nelle situazioni in cui occorre agire in prima persona o quando bisogna operare una scelta o quando bisogna affrontare una situazione di convivialità, ma molto più spesso diventa un modo sofferente di vivere e di affrontare il quotidiano.

L’ansia non ha una connotazione razionale , in quanto risposta ad uno stato emotivo, sopraggiunge inaspettatamente o, come già detto, diventa una costante di vita.

Il continuo senso di preoccupazione per ogni cosa, l’ angoscia di trovarsi impreparati di fronte agli eventi della vita e la paura dell’imprevisto diventano persistenti modalità a cui non si riesce a far fronte.

Questo disturbo può compromettere molto seriamente la qualità della vita delle persone che ne soffrono, poiché esse vivono in uno stato di tensione continua: si preoccupano in maniera incontrollata non solo per gli eventi quotidiani della vita, ma per qualsiasi cosa: i familiari, la salute, la situazione economica, il lavoro, il mondo che li circonda.

Chi soffre di ansia patologica è una persona irrequieta, tesa, ha difficoltà a concentrarsi e per quanto stanca non riesce a riposarsi.

E’ una persona caratterizzata dalla voglia di fare, per cui è sempre di corsa ma non riesce a concludere quello che si prefigge di fare così come vorrebbe.

Avverte costantemente un senso di vuoto che non riesce a colmare in nessun modo, una costante fretta di pensieri che non trovano riscontro nei fatti del giorno.

La sofferenza provata si accompagna alla sensazione di avere un carico enorme di energie e di non saperle spendere o indirizzarle e questo aumenta il senso di impotenza e di inutilità.

In alcuni casi l'ansia è tale da limitare la capacità decisionale, per cui chi ne soffre non riesce a fare scelte di nessun tipo, anche quelle più semplici come scegliere un paio di scarpe o andare al cinema con gli amici, si resta "bloccati" nel continuo dubbio , un dubbio che arrovella la mente e trascina in uno stato di perenne sospensione dalla realtà.

Questo stato mentale compromette notevolmente la vita della persona, in quanto creerà il ritiro dalle attività e il conseguente isolamento dal mondo, perché chi soffre di questo tipo di ansia non riuscendo a prendere nessun tipo di decisione riguardo il suo presente o il suo futuro, si avvilisce al punto da svalutare le sue capacità, aumentando così il proprio senso di inadeguatezza.

I sintomi dell’ansia patologica sono molteplici e spesso si presentano associati.

Tra quelli più ricorrenti vi è l’incapacità ad addormentarsi la sera e la persistenza di un sonno agitato con insonnia intermittente.

Cefalea ricorrente e tachicardia , spesso ci si sveglia durante la notte con la tachicardia e un senso di soffocamento accompagnato alla paura di morire.
I malesseri fisici sono di diversa natura  e vanno dai dolori alla schiena, alle spalle, al collo, ai disturbi allo stomaco, con conseguente riduzione dell’appetito e digestione difficile.
In molti casi i soggetti mangiano in maniera frettolosa , senza provare alcun piacere per il cibo.

L’ansia è un disturbo che può compromettere seriamente la vita di chi ne soffre, con l’aggravante di non riuscire a farsi capire dagli altri, che minimizzandone gli aspetti, non aiutano a riconoscere ed affrontare il problema.
Per cui la persona che ne soffre vive una doppia sofferenza, perché ai mali di cui è affetta, si aggiungono i sensi di colpa per non “saper vivere” come gli altri fanno o dicono di fare.

Frasi del tipo : ” Ma hai tutto di cosa ti lamenti?...” o “ Ti vedo bene , perché dici che stai male?...” oppure “Non ci pensare vedrai che ti passa …”
Sono frasi che vengono dette da coloro che pensano di poter dare un aiuto, sdrammatizzando la sofferenza dell’altro, ma che hanno il duplice effetto contrario di aumentarne il senso di debolezza e di inutilità, e quello di consegnarlo ad una doppia condanna.

La sensazione è quella di trovarsi in un vortice da cui si è travolti sempre di più ad ogni momento del giorno, ad ogni situazione che potrebbe generare ansia, come nel caso dell’ ansia anticipatoria per la paura di ciò che potrebbe accadere o dell’ansia da prestazione per la percezione di sentirsi inadeguati rispetto alla circostanza che si sta vivendo o che si dovrà affrontare.
La persona si sente in un vortice da cui viene risucchiata, un vortice che smembra e che aliena da se stessi e dagli altri.

Spesso l’evoluzione dell’ansia generalizzata è l’attacco di panico, quando questo sopraggiunge chi ne soffre decide di rivolgersi al terapeuta, ma non prima  di essersi sottoposto a iter diagnostici e terapeutici dispendiosi e del tutto inutili, per scongiurare le paure più svariate.
Succede a volte che l’esito negativo di esami diagnostici effettuati, venga vissuto dal soggetto come una delusione  e che  paradossalmente se ne mostri dispiaciuto, non riuscendo a trovare una causa plausibile al suo problema.

E’ facile comprendere come un intervento terapeutico tempestivo possa scongiurare uno stato di malessere, che minaccia in modo sempre più considerevole la qualità della propria vita e delle persone che condividono il proprio ambiente relazionale (familiari, colleghi di lavoro e di studio, amici ).
Molto efficace è la terapia strategica che in tempi brevi riesce a risolvere il disturbo.
Il  terapeuta avrà cura di interpretare e comprendere  il disturbo di ansia, focalizzando l’attenzione sul malessere vissuto dalla persona, considerando l’unicità della situazione che accompagna la sofferenza e la particolarità della persona, accompagnandola alla risoluzione definitiva del problema in tempi brevi.

Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa Clinica e Consulente Sessuale

mercoledì 8 aprile 2015


 
METTI UNA MATTINA UNO SCONOSCIUTO A COLAZIONE

Il figlio adolescente è quello che ti trovi davanti una mattina mentre prepari il caffè, si strofina gli occhi,  beve la solita ciotola di latte caldo che gli hai preparato in fretta e furia, perché sei già in ritardo per andare in ufficio,  e tra un biscotto alla crema ed uno al cioccolato ti dice che andrà ad Amsterdam con Alberto….
E mentre sei lì, che ti infili la giacca con un piede già fuori dalla porta,  pensi “ Ma chi diavolo è questo Alberto?...”
Ti ritrovi ad urlare un frettoloso quanto poco convinto  : “Ok! … Ne parliamo stasera ….
Centoventi secondi , questi i minuti trascorsi tra il sorso di latte di tuo figlio e la porta aperta mentre la tua giornata andava in malora.

-     Centoventi secondi per dipingere un quadretto molto comune in tante case, con genitori che cominciano a comprendere di trovarsi di fronte un figlio cresciuto, che inizia  a rivendicare la sua dose di autonomia.

Intanto ripensi alla richiesta di tuo figlio …  più che una richiesta ti è suonata come una comunicazione, ma poi consideri che a sedici anni non può fare di testa sua…e questo un po’ ti tranquillizza…

Poi rifletti su quest’Alberto…ma chi sarà mai?...
Alberto … Alberto è per te un nome sconosciuto , non ti dice proprio nulla.

Non è nella squadra di calcetto…non è un compagno di classe…
E poi perché proprio con Alberto ad Amsterdam e non con Marta , quella ragazza tanto carina che lui accompagna spesso al Centro commerciale a comprare vestiti?...

Chi è Alberto?...ma soprattutto perché tuo figlio vuole andarci in vacanza ?...
Mille domande invadono la tua mente.
Pensi a tuo figlio come ad uno sconosciuto.
Di quel ragazzino  che si sta allungando come una pertica , un po’ timido e impacciato, che parla poco, che trovi sempre chiuso in camera sua davanti al computer con le cuffie in testa ad ascoltare musica, che raramente vedi con un libro aperto tra le mani, che il sabato sera esce e rientra la domenica mattina e ti dice che è normale, perché così fanno tutti…

In fondo … di questo ragazzino di sedici anni cosa ne sai veramente?...
Chi è veramente tuo figlio?...
Cominci a pensare che in fondo non lo conosci …
Chi è tuo figlio?... E’ una persona che si sta formando tra mille dubbi e scoperte.
Che vive gran parte del suo tempo lontano da te, con un mondo da costruirsi attorno , un mondo spesso fatto di prepotenze e di soprusi ma anche di piacevoli sguardi e di allegre chiacchierate.

-     Un mondo fatto di frammenti di vita che si mescolano a fantasie, dove il pensiero è una propaggine di ciò che è successo ieri, ma non di quello che avverrà domani, perché per un adolescente il futuro è adesso…  il futuro si compie ora.

-     Ed è proprio in questa ambivalenza terrifica che sta crescendo , con la disperazione presente che tutto ciò che succede oggi sarà per sempre.

-     Abbandoni, delusioni, tradimenti, debolezze, offese, sono condizioni che lo accompagnano e da cui si sente spesso atterrito e sovrastato.

Mentre  ti accorgi solo ora che non gli hai ancora chiesto se si è già innamorato …

Tu alla sua età già lo eri e ti sarebbe piaciuto tanto poterne parlare con tua madre, ma lei era troppo all’antica…non avrebbe capito.
Quante domande ti vengono alla mente a cui non sai dare risposte …
E dei ragazzi? …cose ne pensa tuo figlio dei ragazzi?...
Un dubbio si insinua nella tua mente… pensi che potrebbero piacergli i ragazzi, quest’ idea ti sconcerta più della parola “Amsterdam”…
E se fosse gay ?...
No, sarebbe così assurdo!...
Mio figlio gay?...Non riesci nemmeno a pensarci.

-     Ma perché un genitore non riesce a pensare al proprio figlio come ad un essere sessuato, capace di scegliere il proprio oggetto d’amore liberamente?

-     Pensare al proprio figlio come ad una persona da rispettare.

-     Rispettare il/la proprio/a figlio/a vuol dire riconoscergli il diritto di avere dei tempi per pensare, per fantasticare, per giocare, per amare, per sognare, per innamorarsi della persona da cui si sente attratto/a.

Ascolto genitori che si lamentano perché i figli adolescenti non comunicano con loro, che parlano poco e se ne stanno tutto il giorno da soli.

Genitori che si lamentano perché i figli adolescenti non studiano, non hanno interesse per la scuola, che rispondono verbalmente male alle loro richieste.

L’adolescenza è senza dubbio un difficile momento della vita da attraversare, ma è pur vero che all’adolescenza non si arriva dalla sera alla mattina, non ci si sveglia adolescenti, e tutto ciò che un padre e una madre hanno costruito con un/a figlio/a si riverbera nel periodo adolescenziale.

Genitori rispettosi del/la figlio/a,  e per rispettosi  intendo che ne hanno garantito i diritti di crescita sana e dignitosa, senza prevaricare su di loro, né con violenza fisica né verbale, che ne hanno rispettato i bisogni quando ancora non avevano l’uso della parola, che li hanno ascoltati dedicandogli il tempo che loro richiedevano, che li hanno sostenuti e difesi con orgoglio, apprezzandone le qualità e fortificandone la struttura attitudinale, senza riflettere le proprie frustrazioni e i propri desideri inespressi sui figli.
Ebbene, per questi genitori sarà difficile trovarsi di fronte una mattina uno sconosciuto a colazione.

Dott.ssa Maria Tinto
Psicologa Clinica