Parliamo di Emozioni della Mente

L'autrice è una appassionata di psicologia clinica e di buon senso.....ricerca l'intelligenza come stile di vita.

© Tutti i contenuti presenti all'interno di questo blog sono proprietà dell'autrice Maria Tinto e sono protetti dalla normativa sul diritto d'autore, non potranno quindi essere pubblicati, riscritti, distribuiti, commercializzati. Il download di documenti e altri tipi di files contenuti nel sito può essere eventualmente eseguito solo per un uso personale e non commerciale. Il suo eventuale utilizzo in siti web esclusivamente amatoriali presuppone che ne venga citata la fonte.



martedì 31 maggio 2016







Perché non ho denunciato?... Perché lui era il padre dei miei figli , cosa avrebbero pensato della loro madre?...
E poi c’era la paura, la paura che potesse uccidermi.

Per anni ho subito le sue mortificazioni, denigrazioni in pubblico, umiliazioni in presenza dei miei figli.

Sentivo che non potevo sopportarlo, ma non potevo né lasciarlo né denunciarlo.

Avevo troppa paura di tutto.
Di lui, del giudizio dei miei figli, di quello dei parenti …
Non era facile uscirne perché la vergogna mi pervadeva.

Inizialmente, quando ha cominciato a mostrare i primi segni di squilibrio pensavo che era un momento, che poi tutto si sarebbe sistemato… ma poi quel momento è durato dieci anni…
Dieci lunghi anni di vessazioni, che mi hanno resa insicura, debole, disorientata.

Lui, un narcisista, di quelli che ti tolgono l'aria e ti vogliono entrare nella mente per carpirne i desideri.
Capace di grandi slanci  e di altrettanta violenza.

Non ero più certa di sapere chi ero, né cosa volevo veramente, ma soprattutto ho cominciato a pensare di meritarmi tutto quel dolore.
Avevo amato tanto quell'uomo, per lui fatto cose importanti, perchè mi faceva tutto questo?...dov'era tutto quell'amore che diceva di provare per me?...
Cos'ero io per lui adesso?... una pedina sulla sua scacchiera perversa ?...
Come avevo fatto a scegliere un uomo che mi dava tanto dolore?... Ma l’avevo scelto io, e quindi dovevo pagare per l’errore che avevo fatto.
Ma i miei figli no, loro non dovevano subire quello che stavo subendo io.
L’ho capito tardi, quando i danni erano già fatti.

Una sera, dopo l’ennesima aggressione da parte sua, sempre per futili motivi, sono uscita sul balcone ed ho pensato di farla finita… ho guardato giù… sarebbe bastato un attimo per mettere fine alla mia disperazione…

Qualcosa mi ha trattenuta, non so ancora oggi cosa sia stato… non ricordo, ero troppo disperata…

Voglio pensare che fosse il pensiero dei miei figli… voglio pensare che fosse l’amore per la vita… voglio pensare che fosse quella briciola di forza che mi diceva di non mollare…
Il giorno dopo ero fuori.
Fuori dall’inferno.
Non mi importava più del giudizio di nessuno.

Con me avevo la mia vita e mi bastava, null’altro per riprendermi la mia storia, il mio tempo.

Avevo attraversato le fiamme dell’inferno e ne ero uscita, adesso c’era solo da andare avanti.
Nulla poteva farmi più paura.
Ho preso i miei figli e insieme ci siamo avviati verso la vita, quella vera, senza catene.

Ancora oggi guardo il cielo e sento ...
una grande pace nel  cuore...
e mi sento ...
come quel gabbiano
che volteggiando nell'aria
si inebria del tepore 
che promana dalle sue piume.


Maria Tinto
Psicologa Clinica - Consulente Sessuale